La storia di una pannocchia che diventò farina

Tre anni fa, quasi per caso, un amico mi diede una pannocchia di mais…

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Era un gesto che rappresentava un prezioso scambio, un simbolo di continuità, qualcosa di prezioso da tramandare.

Di quei semi recuperati, con ricerche continue, scoprimmo si trattava di una varietà locale di Mais rostrato rosso che qualche nostro antenato aveva conservato moltiplicandoli, fortunatamente fino ai giorni nostri (no, non è la pannocchia nell’immagine!).

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La storia del Mais in Valtellina è abbastanza recente, solo verso la fine del XVII secolo s’iniziava a inserirlo nella dieta alpina. Molto più produttivo e facilmente lavorabile rispetto a Grano saraceno, Segale, Orzo, Miglio, Panìco e così via.

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Ovviamente, alla primavera successiva, entusiasti come mai, abbiamo ricominciato a coltivare quei semi rosso-violacei nei nostri campi, terreni fertili sottratti all’abbandono degli anni passati, dove i rovi e le sterpaglie hanno bonificato naturalmente l’ex coltura a vigneto a cui, questi terrazzamenti, erano dedicati fino a pochi decenni fa.

Così, negli anni, da una pannocchia coltivata siamo arrivati ad averne abbastanza per l’appezzamento che avevamo prescelto, un fazzoletto di terra da una una pertica valtellinese (688 m2 circa!).

Le nostre pratiche di coltivazione sono il più possibile naturali e rispettose dell’ambiente e, quindi, della nostra salute e lungimiranti verso il cibo presente e futuro.

Ogni pannocchia è stata raccolta a mano e, eventuali tracce di piralide, diabrotica e altri parassiti, sono state selezionate manualmente con molta cura, gli scarti sono apprezzatissimi dagli abitanti del nostro pollaio.

Focus: “Non basta coltivarsi il proprio orticello per mangiare sano, bisogna sapere che vi sono molte altre problematiche dietro un buon piatto salutare e genuino, chissà se lo sanno gli Chef stellati…”

La buona annata agricola, almeno per quanto riguarda il mais, ci ha permesso di averne in quantità sufficiente per poterne macinare una parte, così da goderne della sua bontà con familiari e amici.

Ora profumate polente inebriano il vicinato, aromi e gusti unici si diffondono nell’aria, fragranze evolutesi parallelamente alle vicissitudini climatiche, alle tipologie di terreno, alle tecniche colturali del passato, con una selezione adattativa lieve e continua nel tempo fatta dall’uomo che dona, all’essere umano stesso, una miriade di composti estratti dalla sua chimica organica, un vero sfavillio godereccio per i nostri sensi.

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Se vi va di conoscerci e di assaggiare questa e altre nostre produzioni, contattateci!

e seguiteci qui:

http://www.facebook.com/ortotellinum

 

per chi potesse e volesse sostenere le nostre attività:

https://buonacausa.org/cause/coltivare-semi-antichi-di-valtellina-terrazzamenti

 

 

 

Vieni che ti insegno a “pudà, rizzà e stagnà”

Da rimembrare ogni tanto…

camminare controvento (in Valtellina) a cura di Orto Tellinum

Durante l’inverno c’è tempo per riflettere, riordinare la dispensa, potare e insegnare a  potare.

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Alcuni interessati mi hanno chiesto se fosse possibile partecipare alla mia raccolta fondi per il recupero di vigneti abbandonati (http://buonacausa.org/cause/recupero-vigneti-in-valtellina), senza  il versamento effettivo di danaro ma mediante il loro aiuto nei lavori agricoli in cambio d’insegnamento.

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Così, per ora già tre aiutanti, Paolo, Stephen e Stefano, ognuno con alle spalle la propria storia e le personali motivazioni, sono accorsi a seguire le “lezioni”.

Nessuno di loro aveva mai praticato quest’attività, dapprima si è iniziato con vere e proprie lezioni teoriche in vigna. I banchi di scuola sono state le piante di un vigneto abbastanza trascurato, i testidi studio erano le ore in cui, al gelo invernale di Piateda, mostravo le caratteristiche delle spettrali vigorose viti e le forbici erano le penne con cui scrivere le nostre trame su quei vecchi legni…

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“Ritorno in Valtellina per dedicarmi alla viticoltura eroica, camminando controvento”

5 MINUTI PER L'AMBIENTE

Biodiversità e sostenibilità, agricoltura alpina, creatività dei popoli di montagna, cibo genuino e molto altro ancora. In Valtellina un gruppo di liberi pensatori ha deciso di passare all’azione e si è messo in cammino… in salita, controvento ma con il sole in faccia e il sorriso in volto. La storia di Jonatan.

jonatan001Jonatan Fendoni, trentun anni, valtellinese, trasferito a Milano per studiare, da sei anni è tornato a casa, tra le sue montagne, per riprendere il lavoro del nonno e dedicarsi alla terra. Insieme a lui un gruppo di amici riscopre tecniche antiche e applica nuovi saperi all’agricoltura e alla viticoltura, in un luogo in cui la natura è davvero impervia, ma solo se non la sai ascoltare. Terrazzamenti costruiti pietra su pietra, rupi su rupi, labirinti di viti, scalette di roccia, pendenze ripide, gradini piccoli e scoscesi, in Valtellina l’agricoltura non è per niente facile… “e non è…

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